Testi critici
Arte galante
L’arte, anche quella contemporanea, non é frutto di un laboratorio di forme sperimentali e fini a se stesse. È piuttosto legittima difesa ma puntata sul mondo, come diceva Picasso.
Loredana Galante utilizza lo spazio della festa che, sul piano antropologico, ribalta ogni gerarchia, per una affermazione identitaria attraversata da senso del gioco e di ironia.
L’ironia, secondo Goethe, è la passione che si libera nel distacco.
Loredana Galante utilizza le procedure del gioco e rituali falsamente emulativi per dare alla realtà la stabilità del sogno.
Tutti i linguaggi concorrono per affermare un’idea volutamente pubblicitaria dell’arte, poggiante sulla comunicazione performativa dell’ immagine e dell’azione.
Tutte le opere tendono a utilizzare il volto dell’artista come icona, risarcimento evidente di una condizione anonima che segna tutta la società di massa.
Pittura, scultura, collage, video, disegno e performance concorrono tutti a sostenere il
sogno dell’arte di Loredana Galante, fino ad affermare l’opera come nutrimento visivo e
l’arte come risarcimento emotivo.
Un’intenzionale regressione assiste il suo lavoro e lo tiene saldamente ancorato su un piano di continua virtualità e slittamento del senso. L’opera diventa una mnemoteca che
accoglie molteplici stilemi della storia dell’arte, citazione frammentata e ludica di un patrimonio iconografico che la Galante utilizza con allegra cleptomania.
Sembra in tal modo l’artista ribaltare il dramma in farsa, la vita in una rappresentazione
in cui famiglia, società, disagi, inadeguatezze, punizioni e privazioni vengono scecherati nell’allegria di una forma policromatica e frantumata.
Una vis comica regge l’intera composizione. Volano nell’inquadratura dell’opera torte di nozze, promesse di gioia e di festa, spazi di intimità casalinga, memorie di riviste patinate.
Il tutto riscattato dal caos organizzato in maniera sapiente, frutto di un desiderio, quello
di sdrammatizzare il senso della vita, infantilizzare il processo creativo, democratizzare le
procedure dell’arte per affermare un armistizio, l’intervallo tra arte e vita, interamente colorato di viola entro cui finalmente l’artista può dimenticare a memoria il naturale disagio dell’esistere.
Achille Bonito Oliva
English version
Art, contemporary one included, is not the product of a self-contained experimental shapes lab. It is rather legitimate defence on a world scale, as Picasso said.
Loredana Galante uses the celebration, which in the anthropological framework inverts every hierarchy, resulting in an identity statement based on irony and play.
Irony, according to Goethe, is the passion that is freed from detachment. Loredana Galante uses playful procedures and falsely emulative rituals to give reality a dream-like stability. Different languages concur to assert a conception of art which is voluntarily advertisemental and based on the performative communication typical of figurative expression and action.
All works tend to use the artist’s face as an icon, an evident compensation for the anonymity of mass society.
Painting, sculpture, collage, video, drawing and performance all concur to substantiate Loredana Galante’s art dream, leading to a work of visual nourishment and an art of emotive rebirth.
An intentional regression supports her work, keeping it anchored on a ground of continuous virtuality and meaning-reinvention. Her oeuvre becomes an historical mnemomatheque of multiple styles, a fragmented and ludic citation of the iconographical patrimony which Galante uses with joyful kleptomania.
The artist is thus able to transform drama into farce and life into a representation in which family, society, troubles, inadequacies, punishment and privations are euphorically shaken up through a polychromatic and fragmented register.
Vis comica holds the whole composition together; wedding cakes, promises of joy and celebration, domestic realms of intimacy and patinated magazines fly inside the frame. They are redeemed by a wisely organised chaos springing from a desire to play down the meaning of life, infantilise the creative process and democratise art procedures to reinstate the armistice between art and life, resulting in a purple-coloured interval in which the artist can finally “forget by heart” the natural uneasiness of existing.
Achille Bonito Oliva